L’artigianato artistico in Toscana si tramanda di padre in figlio, di maestro in allievo. Nella bottega nasce una tradizione millenaria di scultori, architetti, pittori: la scuola è la pratica sulla concretezza della materia prima. L’artigianato artistico si impara dall’esempio prima che dallo studio. Si osserva, si prova e si copia fino a proporsi con uno stile personale.
È ciò che successe nella famosa bottega di Filippo Lippi, uno dei pittori più geniali del quindicesimo secolo con Beato Angelico e Veneziano. Eppure oggi lo si ricorda soprattutto per essere stato il precettore di un altro genio pittorico come Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi, detto anche Sandro Botticelli.
I due si conobbero nel 1464, quando il giovane Botticelli entrò nella bottega del Lippi, già affermato e di quarant’anni più vecchio. L’autore della famosa Primavera rimarrà al fianco del maestro per soli tre anni ma la sua influenza contaminerà tutta la carriera dell’allievo.
Le pose ricercate e snelle del Botticelli saranno sempre un omaggio al suo maestro, uno dei primi a staccarsi dall’impronta del Masaccio, più rotondo e semplice nelle forme. Addirittura, le prime opere del Botticelli, tra cui la Madonna col Bambino e un angelo, saranno copie di lavori di Filippo Lippi.
Il maestro forma dunque non sono l’artigiano Botticelli, ma anche l’artista. Nella bottega di Filippo Lippi si imparava a stendere il colore sulle tele o sul legno, si imparava ad affrescare e scolpire la pietra. Dall’altra parte si formava anche la cultura artistica dell’allievo, si influenzavano le opere e lo stile senza condizionarle. Le opere più famose del Botticelli ed in generale tutto il suo artigianato artistico sarà sempre un omaggio al precettore, un vero maestro di vita.